2016, barriere in sofferenza

Con la chiusura di mercoledì 20 gennaio inferiore ai 18000 punti, il FTSE Mib ha toccato il 16% di ribasso da inizio anno, corrispondente a una flessione giornaliera dell’1,23% per i 13 giorni di Borsa aperta. Poco meglio è andata al Dax (-13%), all’Eurostoxx 50 ( -11%) e allo statunitense S&P500 (-10,5%). Performance da perdere il sonno che si aggiungono ai ribassi di dicembre e che portano cosi il saldo dell’ultimo mese e mezzo a oltre 22 punti percentuali di ribasso su Piazza Affari e poco meno sulle altre piazze mondiali. Se si guarda ai singoli titoli,Banca Monte dei Paschi di Siena e Saipem a braccetto hanno quasi dimezzato il proprio valore e la più solida Unicredit, che solo qualche settimana fa aveva brindato al miliardo di utili, è stata colpita da una pioggia di vendite che ha causato un crollo del 26% da inizio anno e del 33% nell’ultimo mese prima del rimbalzo a 4 euro. Pesante anche il quadro al di fuori dell’equity: tra le valute emergenti il rublo è arrivato a cedere il 13% contro l’euro da inizio anno avvicinandosi a quota 100 e a circa l’8% è giunto il ribasso del rand sudafricano e del peso messicano. Spostandosi verso le commodity , il petrolio al minimo di 26,8 dollari ha segnato un ribasso del 30% dai 38 dollari da inizio anno.

I certificati di investimento, dal canto loro, hanno aiutato gli investitori a muoversi con maggiore razionalità sebbene sul fronte dei prodotti con barriera gli effetti si siano avvertiti distintamente. Oltre 105 i certificati dotati di barriera continua (Bonus Cap, Twin Win) che hanno violato anzitempo il livello di massimo ribasso perdendo di conseguenza l’opzione per la protezione condizionata del capitale. Un numero alto se si considerano le poche sedute a disposizione, ma relativamente basso se rapportato all’universo di certificati esistenti con barriera continua, costituito da 707 emissioni. Infatti solo il 15% circa delle barriere hanno quindi “ceduto” al persistente ribasso dei mercati, trasformando i relativi Certificates in semplici replicanti dei rispettivi sottostanti.

L’analisi dei knock out evidenzia che i certificati con sottostante Unicredit, Saipem, Ubi Banca e sull’indice petrolifero S&P GSCR Crude Oil sono stati quelli che hanno subito i maggiori effetti del ribasso, perdendo la protezione condizionata posizionata fino ad una distanza massima del 40% dai livelli di emissione. Le barriere discrete a scadenza nel perdurare di questo contesto sono potenzialmente violate ma, in virtù dell’osservazione esclusivamente alla data di valutazione, finale possono beneficiare della possibilità di recupero prima della scadenza. Il numero di certificati con barriera discreta a scadenza che presentano attualmente un valore del sottostante inferiore alla barriera è di circa 190 su un totale di oltre 1200.